Ko Soto Gari: la piccola falciata esterna

Ko Soto Gari (小外刈), pronunciato kò sòto gàri, è una tecnica di proiezione del judo la cui denominazione racchiude l’essenza stessa del movimento: “Ko” (小) significa “piccolo”, “Soto” (外) “esterno”, e “Gari” (刈り) “falciata” o “mietitura”. Come avviene in altri casi del lessico giapponese nel judo, il termine “gari” deriva da “karu” (刈る, falciare), la cui sonorizzazione porta alla forma “gari” (analoga alla trasformazione harai → barai).

Ko Soto Gari appartiene alla famiglia delle tecniche di gamba, denominate Ashi-waza (足技), ed è presente nel terzo gruppo del Go-Kyo no Waza, il tradizionale sistema di classificazione delle tecniche codificato da Jigoro Kano. L’evoluzione storica della classificazione ha visto questa proiezione assumere ruoli differenti, passando dal secondo al primo principio nelle stesure dei programmi tecnici fino alla più moderna riorganizzazione del 1982.

Esecuzione tecnica: Kuzushi, Tsukuri, Kake

La corretta esecuzione del Ko Soto Gari si articola nelle tre fasi canoniche del judo:

  • Kuzushi (squilibrio): Si inizia portando il peso di uke (l’avversario) sul tallone destro, attraverso una trazione diagonale verso il basso, impiegando la mano sinistra sulla manica e la mano destra sulla spalla. La rottura dell’equilibrio è laterale e retrograda, elemento cruciale per il successo della tecnica.
  • Tsukuri (preparazione): Il piede destro di tori (colui che esegue la tecnica) si posiziona vicino, ma all’esterno, rispetto al piede destro di uke, mantenendo una distanza paragonabile a un grande passo. Le mani restano in presa naturale, pronte a guidare la successiva fase.
  • Kake (esecuzione): Sollevando il piede sinistro, tori effettua una falciata con la pianta ruotata come una piccola falce, colpendo esternamente la caviglia destra di uke. La coordinazione armoniosa delle braccia e della falciata provoca la caduta all’indietro dell’avversario.

Elementi essenziali per una corretta esecuzione

La raffinatezza del Ko Soto Gari risiede nella capacità di combinare:

  • Tempismo impeccabile, eseguendo la falciata mentre uke poggia il piede a terra.
  • Sensibilità per percepire l’istante preciso in cui uke è più vulnerabile.
  • Equilibrio perfetto, mantenendo il proprio baricentro basso e stabile.
  • Rilassamento muscolare per eseguire movimenti fluidi e non forzati, sfruttando la dinamica naturale del corpo.

Una tensione eccessiva o una forza mal dosata possono rendere inefficace la proiezione, consentendo all’avversario di sfuggire sollevando il piede o retrocedendo.

Applicazioni tattiche

Ko Soto Gari si presta a molteplici contesti:

  • Attacco diretto: ideale quando uke avanza un passo con il piede destro, lasciandolo vulnerabile.
  • Contrattacco (Kaeshi-waza): efficace in risposta a un tentativo mal eseguito di proiezioni come O Soto Gari (大外刈り), eseguendo un Ko Soto Gari Gaeshi.
  • Difesa dinamica: in situazioni statiche, sfruttando un leggero spostamento del peso di uke verso l’indietro.

In situazioni di Ai Yotsu (guardia uguale, destro contro destro o sinistro contro sinistro), la tecnica trova applicazione naturale. In Kenka Yotsu (guardia opposta), richiede una maggiore abilità nel trovare l’angolazione giusta per spezzare l’equilibrio.

Esempi di combinazioni (Renraku-waza)

Una raffinata combinazione prevede:

  • Migi Ko Soto Gari → Hidari Uchi Mata (左内股, interno coscia sinistro), se uke resiste all’indietro.
  • Ko Soto Gari → Ko Soto Gake (小外掛け), unendo falciata e aggancio successivo in un’unica fluida sequenza.

Esempi di contrattacco (Kaeshi-waza)

Se tori tenta un Ko Soto Gari senza sufficiente squilibrio, uke può eseguire un Ko Soto Gari Gaeshi, rispondendo con la stessa tecnica invertita.

Ko Soto Gari: un raffinato esempio di judo in azione

Ko Soto Gari incarna perfettamente la filosofia del judo: ottenere il massimo effetto con il minimo sforzo (Seiryoku-Zenyo). Non si basa sulla forza bruta, bensì sull’abilità di percepire e sfruttare la sottile instabilità dell’avversario. L’intuizione, l’armonia dei movimenti e la sensibilità al cambiamento di peso di uke fanno di questa tecnica una splendida manifestazione dell’essenza marziale ed educativa del judo.

In un’epoca in cui la velocità e la forza sembrano dominare, padroneggiare il Ko Soto Gari insegna il valore della pazienza, della precisione e dell’equilibrio, elementi che trascendono il tatami e diventano parte integrante dell’arte di vivere.